
Silente, quasi normalizzata, mormorata fra colleghe o colleghi durante le pause caffè o un aperitivo in compagnia, la molestia morale e sessuale sul luogo di lavoro ha una storia lunga. Con lo sviluppo della consapevolezza che anche nei contesti organizzativi possono nascere e svilupparsi varie forme di malessere, è stato possibile identificare e denominare un fenomeno ben preciso che colpisce le persone che lavorano.
Il concetto di molestia sessuale è identificabile solo mettendosi nel punto di vista della c.d. vittima, colei o colui che è oggetto di attenzioni a sfondo sessuale non richieste e non gradite.
Ciò che è considerato lecito nelle relazioni interpersonali varia nelle diverse culture, ma nonostante il criterio per l'identificazione del fenomeno sia la valutazione soggettiva della persona, possiamo identificare alcuni comportamenti ritenuti "sgraditi" da chi li subisce e banalizzati in "goliardia", o "scherzo" da parte di chi li perpetra:
- battute a sfondo sessuale
- avvicinamenti fisici
- contatto delle mani con parti del corpo della vittima
Ad esserne vittime sono quasi sempre le donne, inserite loro malgrado in un contesto ove vigono ancora cultura patriarcale e maschilismo: i comportamenti molesti sono frutto del disconoscimento della libertà della donna di rifiutare attenzioni sessuali e farsi oggetto del desiderio dell'altro.
Posto un rifiuto, la vittima può essere vittima di mobbing.
Soprattutto in situazioni in cui la vittima è giovane, da poco inserita nel tessuto sociale dell'azienda o impreparata a tali dinamiche tossiche nel mondo del lavoro, le condotte aggressive del mobbing e le molestie sessuali si rinforzano a vicenda fino a scatenare un vero e proprio crollo psichico del soggetto.
Lo schema
La molestia sessuale si configura come un attacco all'identità psicofisica del soggetto e intrusivo di quanto di più intimo vi è nella persona. Il molestatore assume il ruolo di vero e proprio persecutore, mentre la vittima non è più serena, anche fuori dal contesto lavorativo, entrando in uno stato di allarme perenne in risposta a pedinamenti, telefonate, tentativi di approccio. Lo schema classico e maggiormente noto in letteratura è l'uomo di una certa età e ruolo in azienda che molesta una donna giovane e ancora poco orientata nel mondo organizzativo, ma vi sono anche situazioni (rare) in cui è la donna a molestare l'uomo. Meno noti i casi di molestie tra appartenenti allo stesso sesso.
Le tre dimensioni delle molestie sessuali
- molestie verbali: sono costituite soprattutto da allusioni al corpo, alla sessualità, agli organi genitali, a cui si aggiungono proposte esplicite di relazioni sessuali, apprezzamenti volgari, osceni proferiti in colloquio a due o dinanzi più persone, torpiloquio, uso del linguaggio spazzatura (junk-language), domande, insinuazioni, commenti, indiscrezioni sulla vita privata e sessuale del soggetto. Si tratta di un contesto molto perverso, che ferisce la persona in profondità*.
- molestie non verbali: tipicamente portate nella forma di comunicazione scritta e visiva. Lettere a sfondo sessuale, proposte scritte, racconti erotici, mostrare alla vittima foto, disegni, ritagli di riviste con esplicito significato sessuale. Tali condotte sono state rilevate in forma diretta (dal molestatore), indiretta oppure anonima.
- molestie fisiche: rappresentano il massimo grado di intrusività del molestatore nella vita e sfera privata della vittima. Possono essere agite in forma privata oppure in pubblico con ostentazione, da parte del molestatore, di ilarità, indifferenza o eccesso di sicurezza. Vi è la ricerca di casuale contatto corporeo, carezze sul viso, capelli, spalle, fino al tentativo di baciare la vittima, abbracciarla, o cercare il contatto fisico con diverse parti del corpo fino ai genitali. Nelle forme più gravi, il molestatore attua chiara coercizione della vittima con modalità violente, repressive, oppressive, minacce, ricatti, corruzione.
Il denominatore comune di tutte e tre le dimensioni è l'assenza di consenso, reciprocità, libera accettazione della situazione e della dinamica, estrinsecazione del desiderio e scelta consapevole di comportarsi in un certo modo.
*Boulanger, 2007